La chiusura dei bar falso problema

C’è uno spettro che si aggira per l’Europa, ed è quello della chiusura, più o meno totale, dei bar e dei locali della movida. Le autorità vogliono chiudere i bar perché portano folla incontrollata, che si assembra non rispettando le misure di sicurezza anticovid e così spargendo il contagio. 

La preoccupazione è reale e giustificata, ma in realtà, almeno qui  in Italia, sorge il sospetto che sia un problema affrontato male.

Il vero punto infatti è evitare gli assembramenti: QUESTO è l’obiettivo. Non chiudere i bar. Il problema è che le nostre autorità soffrono da tempo di incapacità di governance. Non sanno esercitare nel modo dovuto i poteri che hanno, e soprattuto non sanno esercitare il controllo sul territorio in modo adeguato: ossia fermo ma allo stesso tempo rispettoso dei diritti dei cittadini. Perciò, non sapendo come cavarsi d’impaccio, preferiscono fare tabula rasa e chi si è visto si è visto.

Perché nessuno ha pensato a un sistema di prenotazioni anche per i bar e i locali, possibilmente gestito tramite app?

Una volta che obblighi la prenotazione, e quindi il consumo al tavolo, diventa molto più facile controllare il rispetto delle distanze.

Si dice: ma il problema è nelle strade. Appunto, la questione è la governance. Bisogna (bisognava) prevedere un numero adeguato di agenti da schierare sul territorio; barriere mobili alle zone della movida (che qui a Milano sono molto ben localizzate); controlli a tappeto e sistematici sui locali.

Certo, bisognava pensarci e organizzarsi; richiamare in servizio gli agenti, di tutti i tipi; spedire in strada tutti quelli che stanno normalmente dietro le scrivanie. E per fare questo bisognava riorganizzare i turni di lavoro e di ferie, e prevedere i pagamenti degli straordinari e trovare per tempo le risorse disponibili. Tutti compiti non impossibili, per una amministrazione un minimo attenta e decisa. 

Ma vi ricordate lo “sciopero” dei vigili urbani di Roma durante il capodanno del 2015, quando si misero tutti in malattia contemporanamente? Ecco, la (deprimente) realtà delle nostre mministrazioni è questa.

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